Leggere le nuvole

Leggere le nuvole

Il libro nell’epoca della sua riproducibilità tecnica

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Considerazioni sull’utilità e l’usabilità degli ebook reader.

Una decina di anni fa pubblicai sul blog di Qabiria una recensione del dispositivo per la lettura di libri elettronici BeBook Neo. All’epoca non andavamo molto per il sottile in quanto ad argomenti per il blog aziendale. Tutto faceva brodo. Ora, nell’ottica di ristrutturazione del sito, quell’articolo è completamente fuori tema e perciò ho deciso di cannibalizzarlo e riproporlo qui, con alcune modifiche e aggiunte.

Non sono un esperto di hardware, per cui le considerazioni che seguono vanno lette esclusivamente come il punto di vista di un lettore assiduo. Vivo quotidianamente l’«emergenza spazio» in casa e dunque, volente o nolente, ho dovuto accontentarmi spesso della versione digitale dei libri che mi interessavano.

Differenze fra un ereader e un tablet

Un libro in formato elettronico (ebook) si può leggere sullo schermo del computer, usando un programma dedicato (fra cui alcuni browser), sullo smartphone/tablet oppure si può aprire con un ebook reader, un dispositivo con schermo a inchiostro elettroforetico, la cosiddetta tecnologia e-ink.

Il sistema e-ink permette di visualizzare il testo a una risoluzione simile a quella di una pagina stampata. L’ottima qualità di visualizzazione (che non stanca la vista, a differenza degli schermi retroilluminati di cellulari, tablet e portatili), unita a caratteristiche avanzate (dizionari incorporati, connessione Wi-Fi, possibilità di aggiungere note, etc.) e la lunghissima durata della batteria dovevano rivoluzionare il modo in cui fruiamo dei contenuti testuali digitali.

Purtroppo, e anticipo la conclusione, le promesse non sono state mantenute. Almeno, non ancora.

Il mio primo ereader

La mia prima esperienza con gli ereader avvenne nel 2010 con un lettore non diffusissimo. Dopo aver ponderato varie opzioni, tra cui l’Amazon Kindle da poco lanciato, decisi di acquistare un BeBook Neo / Onyx Boox 60, in seguito alla lettura delle opinioni espresse su un forum di una società italiana pioniera nel settore dell’editoria elettronica, l’allora SBF, oggi StreetLib.

Scelsi quel modello per diversi fattori:

  • connettività wireless (Wi-Fi), che all’epoca non tutti gli ereader avevano (ora è un requisito standard);
  • schermo touchpad, idem come sopra;
  • lunga durata della batteria (una ricarica di 3 ore durava circa 7000 pagine sfogliate);
  • ampio supporto dei formati di ebook più comuni, quali: EPUB, PDF, TXT, HTML, RTF, MOBI, CHM, PDB, JPG, PNG, GIF, BMP, TIFF;
  • possibilità di prendere appunti a mano libera o note via tastiera virtuale;
  • lettore mp3 incorporato

e soprattutto

  • architettura open source basata su Linux.

Oltre a questo, il BeBook Neo (che era una versione rimarchiata dell’Onyx Boox 60, cambiava solo il firmware e il logo serigrafato sulla carcassa) veniva venduto all’epoca a un prezzo inferiore ai 300 euro. Se consideriamo che oggi un Amazon Kindle costa meno di 90 euro o un Kobo entry-level meno di 120, è facile capire qual è lo scotto di pagare quando si vuole essere early adopter. È significativa al riguardo una nota che figurava nell’articolo originale:

Nel mercato «pompato» tipico di una tecnologia nuova, e contando tutte le caratteristiche, è un ottimo prezzo.

:)

Ecco alcune foto dell'oggetto appena acquistato:

Nell’articolo mi dilungavo anche a spiegare l’aspetto esteriore del dispositivo, definendolo

(...) piacevole, tutto bianco in stile «Apple». Tuttavia, proprio il colore bianco non mi convince del tutto, per vari motivi:

  • si sporca facilmente;
  • contrasta di molto con lo sfondo grigio dello schermo, facendo sembrare quest’ultimo ancor più grigio di quanto è in realtà.

Devono avermi ascoltato, perché sul mercato oggi la stragrande maggioranza dei dispositivi ha l’involucro scuro, solitamente nero.

Pro e contro di un ereader

All’epoca la tecnologia e-ink non permetteva di visualizzare il testo perfettamente nero su sfondo bianco, come su una pagina stampata. Il contrasto era (ed è ancora oggi, pur con un netto miglioramento) dato dai caratteri in grigio scuro su uno sfondo grigio chiaro. La pagina è comunque leggibilissima nelle giuste condizioni di illuminazione.

I primi ereader, non avendo lo schermo retroilluminato come quello di un monitor LCD, avevano sempre bisogno di una fonte di luce esterna. Oggi invece quasi tutti dispongono di LED (a basso consumo) che consentono la lettura anche al buio, incidendo solo di poco sulla durata della batteria.

Molti passi avanti sono stati compiuti anche a livello di interfaccia utente, sia hardware che software.

Nel BeBook l’accesso ai tasti era abbastanza pratico, anche se la pennetta da usare con il touch screen era piuttosto dura da scalzare dall’apposita fessura. La navigazione mediante i pulsanti principali era comoda e la risposta nella norma, benché a volte bisognava essere un po’ energici nel premerli.

Oggi i vari lettori hanno solo pochi tasti hardware. I comandi compaiono direttamente sullo schermo con la pressione prolungata di zone sensibili, in modo simile a quanto abbiamo imparato a fare su smartphone e tablet.

Dai numerosi clic necessari per accedere alla maggioranza delle funzioni oggi si è passati a uno o due. Cercare un termine nei dizionari richiedeva almeno 4 clic sul BeBook, mentre sul Tolino che ho sotto mano ne bastano 2, uno sulla parola e uno su «cerca». In questo senso la situazione è assai migliorata: le utili funzioni di copia del testo, annotazione o ricerca sono veramente a un clic di distanza.

Ciò che mi colpì più sfavorevolmente fu l’intensità del grigio dello schermo. Il tono era molto più scuro di quanto immaginassi. Una caratteristica comune a tutti gli ebook reader da 6 pollici dell’epoca, dato che il componente hardware dello schermo era lo stesso per tutti.

Inoltre, il fatto che l’apparecchio fosse bianco non faceva che accentuare lo scarso contrasto fra testo e sfondo.

Un altro aspetto peculiare era la non perfetta piattezza dello schermo. Mi sembrava di notare un’impercettibile curvatura (probabilmente un effetto «lente» dovuto alla sovrapposizione del touch screen).

All’epoca trovai impagabile la possibilità di consultare internet durante la lettura, un’operazione che oggi diamo per scontata.

L’annoso problema della lettura dei PDF

I libri elettronici si trovano in svariati formati, fra i quali l’epub è quello che offre migliori garanzie di visualizzazione sugli ereader. All’epoca dell’articolo molti editori pubblicavano i testi in formato PDF, forse il peggiore per i lettori di ebook, una pratica che purtroppo perdura.

Il formato di file PDF nasce per la stampa ed è quindi vincolato a un formato di pagina concreto, quello scelto durante l’impaginazione. Per far fronte a questo, una caratteristica essenziale di un buon lettore di ebook dovrebbe essere quindi la capacità di interpretare e renderizzare nel migliore dei modi i PDF, estraendo il testo e impaginandolo nuovamente (è la cosiddetta funzione reflow).

Sotto questo aspetto il reflow del BeBook svolgeva il suo compito dignitosamente, a patto che l’originale non fosse troppo complesso. A quasi dieci anni di distanza la situazione è sostanzialmente immutata. Il buon esito del reflow dipende dalla formattazione del PDF originale.

Nel caso dei PDF in formato A4 o simile, se il reflow non funziona o funziona male, la lettura è quasi impossibile. Lo schermo da circa 6 pollici (quello degli ereader più diffusi) mostra soltanto una porzione della pagina e, se si diminuisce lo zoom cercando di visualizzare l’intera pagina, i caratteri appaiono minuscoli, illeggibili.

Per questo motivo sono stati compiuti vari tentativi di lanciare dispositivi nettamente più grandi, come l'Onyx Boox Max 2 Pro o il Sony DPT-RP1, i quali consentono una lettura dei PDF più agevole, a fronte però di un prezzo di listino che si aggira sui 700 euro.

Come si legge un ebook?

Negli anni ho provato spesso a leggere sull’ereader, ma non sono mai riuscito ad appassionarmici.

Riconosco la grande praticità di potersi portare appresso in pochi grammi un’intera biblioteca, così come la comodità di poter consultare un dizionario con un clic, ma gli svantaggi nascosti per me hanno sempre superato gli evidenti vantaggi.

Ribadisco le mie prime impressioni. Considerazioni tecniche a parte, la principale differenza rispetto alla lettura «cartacea» è di carattere percettivo-concettuale. Con un lettore di ebook si perde il concetto di «pagina» e il concetto di «volume (inteso come «solido») letto vs volume da leggere».

Chi è abituato a sfogliare velocemente un testo per scandagliarlo e recuperare le informazioni velocemente, avrà bisogno di un certo sforzo di adattamento per poter fare lo stesso con un ebook. Non si può buttare un’occhiata veloce alla pagina per estrapolare l’informazione, il contenuto di base. Non si può, perché non esiste la pagina in quanto tale...

L’esperienza di assimilazione dei contenuti di un libro stampato avviene a più livelli: appunto soppesando il volume, collocando le informazioni a destra o a sinistra dello spazio delle due pagine affiancate, rilevando le caratteristiche tipografiche del testo (tipo di caratteri, spaziatura, margini, etc.), caratteristiche e segnali che rendono ogni libro unico e hanno un impatto sulla concentrazione e sul modo di leggere. Senza contare l’appoggio (tipico di chi studia) offerto dalle sottolineature, dal poter scorrere o segnare a matita o a penna i passaggi che più interessano.

In un ebook tutto questo si perde.

A seconda del font o del livello di zoom selezionati la pagina cambia di dimensioni: le righe visualizzate a schermo incrementano o diminuiscono di numero, il carattere tipografico scelto dall’editore (se è stato scelto in modo consapevole, caso piuttosto raro, vista la scarsa cura riposta da molti editori nelle edizioni digitali) può essere bypassato e cambiato con uno standard.

Inoltre, non si sa immediatamente (soppesando a mano) in che punto del libro ci si trova. Bisogna fare affidamento sulla barra di avanzamento o (ancora) su elementi visivi (ad es. l’indicazione «pag. ... /...») per capire quanto manca alla fine del testo. Questi svantaggi sono insiti nella natura del dispositivo stesso e non vedo come potrebbero essere superati. Per approfondimenti sull’argomento consiglio la lettura dei documenti prodotti nell’ambito del progetto E-READ, Evolution of reading in the age of digitisation.

E i fumetti?

Fra i vari esperimenti di lettura che ho compiuto c’è stato anche quello della lettura di fumetti.

Inizialmente provai con i comic book americani. Questa categoria è però praticamente impossibile da leggere con un ebook reader, perché la totalità dei dispositivi in commercio ha lo schermo monocromatico. Ci sono stati alcuni prototipi e alcuni modelli di nicchia con schermo a colori, presentati alle fiere, ma non hanno preso piede e la loro distribuzione è limitata. Oltre al colore, la dimensione a sviluppo verticale difficilmente si adatta allo schermo squadrato degli ereader.

Scartati quindi i fumetti americani, ho provato con quelli in formato «Alan Ford» e anche con alcuni «Bonelli», ma in entrambi i casi la riduzione delle tavole comprometteva la lettura.

Gli unici che sono riuscito a leggere sono stati alcuni manga, se pubblicati in originale con dimensioni e proporzioni simili a quelli dell’ereader.

Tuttavia, alla fine degli esperimenti, per leggere fumetti preferisco ricorrere a un tablet Android da 10,7 pollici.

Conclusioni

Tutto sommato, nel 2019 gli ebook si leggono come si leggevano nel 2009. Sto ancora aspettando un dispositivo a colori, con uno schermo non solo più grande, ma anche leggero e flessibile, possibilmente con una configurazione a doppia pagina, che renda l’esperienza di lettura più simile a quella in cartaceo e soprattutto più comoda.

Ogni volta che si parla di questo argomento mi viene in mente il noto articolo di Isaac Asimov, La supercassetta, a cui rimando come lettura obbligatoria e conclusiva sull’argomento «libri e tecnologia».

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