Come nacque l’associazione culturale Detour di Brescia.
Premessa d’obbligo: tutto quello che racconto da qui in avanti si basa sui miei ricordi (e la mia memoria è molto poco affidabile, come ben sa chi mi conosce) e su vari documenti recuperati in un faldone etichettato «Detour» in cima a un armadio. Non garantisco che la cronologia sia precisa al cento per cento e invito i diretti interessati a commentare quest’articolo correggendo gli eventuali errori e ad aggiungere la propria versione dei fatti.
Tutto iniziò nella primavera del 1994, quando ero iscritto al terzo anno di Lingue e letterature straniere presso l’Università Cattolica di Brescia. Il mio indirizzo di studi, Filologico-letterario, mi dava l’opzione di scegliere Storia e critica del cinema come esame complementare, occasione che non mi feci sfuggire, anche perché ambivo a trovare uno sbocco lavorativo in quell’ambito.
L’anno precedente avevo frequentato con entusiasmo le lezioni del professor Raffaele De Berti, che da qualche anno insegnava Storia e critica del cinema nell’ateneo di Brescia. Dato che avevo intenzione di scrivere la tesi di laurea con lui come relatore (come poi feci), decisi di dare una seconda annualità della materia. Non frequentai le lezioni iniziali (fino a dicembre 1993), unendomi ai compagni solo dopo la pausa invernale.
In classe non eravamo tantissimi, una ventina di studenti, forse. Non ricordo benissimo i contenuti delle lezioni di quell’anno, ma le due annualità furono nel complesso molto stimolanti: passammo in rassegna tutta la storia del cinema, dagli albori (Lumière e Méliès) in poi, intrattenendoci in aula a guardare spezzoni di film classici, alcuni per la prima volta.
Non bisogna dimenticare infatti che sto parlando dell’era pre-internet e addirittura pre-DVD. Gli appassionati che volevano conoscere film non commerciali o recuperare classici non avevano altra scelta che acquistare videocassette VHS nei negozi specializzati o per corrispondenza, oppure registrare dalla TV i palinsesti notturni, come Fuori Orario di Enrico Ghezzi.
Era incontestabile che in quegli anni l’offerta cinematografica a Brescia non riusciva a placare l’appetito di noi studenti.
Un po’ spinto da questo, un po’ per gioco, un giorno a lezione presi coraggio e feci una proposta ai compagni, con cui, in realtà, non ero molto in confidenza, poiché erano quasi tutti studenti di Magistero o di Lettere, non di Lingue. Perché non trovarsi a casa di qualcuno a vedere qualche film? Io avrei messo a disposizione il seminterrato di casa mia.
In un’agenda di quell’anno, nelle pagine della settimana dal 20 al 25 giugno 1994 scrissi «circolo del cinema» all’interno del riquadro «Fare». Quello che segue è il resoconto di come quell’annotazione divenne realtà.
Sul finire dell’anno accademico e all’inizio del successivo (quindi nel mese di settembre del 1994), dopo qualche tentennamento riuscimmo finalmente a incontrarci a casa mia. A queste primissime riunioni informali parteciparono, oltre a me, Carlo Sanna, Carlo Susa, Corrado Conchieri, Leonardo Bellini, Massimo Tantardini e Nicola Lucini. Insieme, ci trovammo a discutere di qualcosa di un po’ più ambizioso di una semplice serata fra amici: la fondazione di un circolo cinematografico.
In realtà a Brescia esisteva già un cineforum, Il Mascherino, ma si limitava a una proiezione settimanale di qualche film d’essai e poco più. Noi, invece - almeno all’inizio - pensavamo al recupero di film classici e a proporre qualche titolo di rottura.
Cito uno dei documenti che ho recuperato, che contiene una breve cronistoria:
Dicembre 1994 - Dopo un periodo di gestazione, in cui vengono discussi intenti e propositi, gli studenti redigono uno statuto e si costituiscono legalmente in associazione (con regolare partita IVA e iscrizione SIAE) assumendo il nome di Detour. Come basi teoriche coesistono due tendenze: da un lato un servizio di recupero e proposta di pellicole non viste, sviste o da rivedere; dall’altro un progetto di educazione mediale teso a sensibilizzare e a fornire gli strumenti critici per una migliore e oggettiva valutazione di ogni prodotto della comunicazione visiva. Date queste premesse, Detour si propone di estendere il proprio campo d’azione instaurando collaborazioni con università, scuole, enti, comuni e circoscrizioni e - a lungo termine - di gestire una sala cinematografica in proprio.
Da questo ne conseguì una decisione importante: costituirsi come associazione culturale, fatto che ci consentiva un certo margine di manovra per organizzare eventi anche non strettamente legati al cinema. L’associazione venne così costituita con una scrittura privata, con Leonardo Bellini come presidente, io come segretario e Nicola Lucini come tesoriere.
Naturalmente nelle prime riunioni si affrontò anche la scelta del nome. Fu l’amico Carlo Susa ad avanzare varie proposte, fra cui «Detour», dal film omonimo del 1945 diretto da Edgar G. Ulmer, considerato un classico del noir americano. Il nome calzava a pennello, sia perché il significato di «deviazione» incarnava esattamente quello che ci proponevamo di fare, sia perché il film evocato ben rappresentava il tipo di cinema che ci sarebbe piaciuto proporre alla città. Per questo fu scelto all’unanimità (o quasi).
Chi volesse togliersi la curiosità, può vedere il film, in versione originale, direttamente online:
Insieme al nome ovviamente bisognava dotarsi di un logo. Già all’epoca mi dilettavo ad abbozzare progetti di grafica, per cui buttai giù qualche proposta. Ne venne scelta una, che poi fu sviluppata dall’amico Vittorio Guindani (il quale lavorava in uno studio di grafica) e che tutt’ora è il marchio dell’associazione.
Qualche anno dopo realizzai anche una bozza di sito, ma non se ne fece nulla.
Com’è ovvio, per poter organizzare proiezioni avevamo bisogno di una sala cinematografica. I primi sforzi furono perciò tesi a trovare un locale idoneo. Da alcune conversazioni con gli altri soci fondatori ho ricostruito che innanzi tutto parlammo con alcuni docenti, ma senza trovare risposte concrete. Ci dissero che era in programma la ristrutturazione della vecchia sala del collegio Arici in via Trieste (ex cinema Ambra), proprio accanto alla Cattolica. Dovevano però passare moltissimi anni prima che fosse trasformata in auditorium dell’università...
Alcuni di noi si recarono anche al Centro pastorale Paolo VI, che disponeva di una notevole sala di produzione e postproduzione video, la stessa in cui lavorava don Eridano Torri, sacerdote impegnato nel campo dei mezzi di comunicazione per la diocesi, scomparso nel 1996 in un tragico incidente in elicottero.
Parlammo anche con il direttore della sede di Brescia dell’Università Cattolica, il quale ci preannunciò che sarebbe stato ristrutturato il cinema Eden e quindi ci invitò ad aspettare. Noi intuimmo che, se avessimo aspettato, non avremmo combinato nulla e ci muovemmo allora per altre vie.
Grazie a Carlo Sanna entrammo in contatto con l’assessorato alla cultura del Comune di Villa Carcina, paese a pochi chilometri da Brescia. Grazie al loro contributo (1 milione di lire dell’epoca) organizzammo la nostra prima rassegna nel mese di marzo 1995, in una ex sala, per la verità non messa benissimo, con un proiettore portatile (ma rigorosamente in 35 mm). I tre titoli scelti furono:
Dopo quella prima rassegna ce ne fu un’altra presso il cinema Excelsior del Villaggio Prealpino di Brescia, oggi teatro Santa Giulia, questa volta in collaborazione con la II Circoscrizione di Brescia, nell’ambito dell’iniziativa Estate Aperta.
Dato che serviva che fra i soci ci fosse almeno qualcuno con il «patentino» da proiezionista, decidemmo di svolgere l’apposito esame. Il 28 giugno 1995 dopo una sommaria auto-formazione svolta su un libretto fotocopiato, alcuni di noi si recarono in gruppo a Milano, presso il comando provinciale dei Vigili del Fuoco. Qui affrontammo l’esame, in un clima abbastanza goliardico, rispondendo a domande eterogenee, riguardanti la legge di Ohm, le procedure di evacuazione in caso d’incendio, il meccanismo a croce di Malta, ecc.
Conservo ancora il patentino, mai usato, riprodotto qui sotto:
L’autunno successivo, quindi nell’ottobre 1995, ci furono due eventi importantissimi.
Il primo è che Detour aderì alla FIC, la Federazione Italiana Cineforum, che riuniva (e riunisce) quasi un centinaio di circoli cinematografici italiani, i quali condividono fra loro rassegne, materiali e occasioni d’incontro. Per l’occasione firmammo un atto costitutivo di associazione presso il Comune di Brescia, precisamente il 26 ottobre 1995, per adeguarci alle direttive della FIC.
L’atto segna anche l’ingresso ufficiale in Detour di Roberto Cammarata, che ha poi intrapreso una brillante carriera politica (è oggi presidente del Consiglio comunale di Brescia).
Il secondo momento chiave fu l’inizio della collaborazione con il teatro-cinema Colonna di via Chiusure a Brescia, inaugurato nel 1952, una vera e propria istituzione cittadina. Le sue scomodissime poltroncine di legno ospitarono le rassegne stagionali di Detour dal 1995 al 2001. Qui sotto il volantino del programma dei primi mesi del 1997.
Le nostre speranze di poter proporre tutti i titoli che volevamo si scontrarono fin da subito con la dura realtà commerciale. Alcuni film semplicemente non erano distribuiti. Ad altri non potevamo accedere. Altri ancora, appoggiandoci a un cinema parrocchiale, rientravano fra quelli proibiti dalla censura cattolica e quindi non proiettabili in quella sede. Si ricorderà bene di tutto questo Nicola Lucini che si incaricava, fra le tante cose, dei rapporti con la SAS, il Servizio Assistenza Sale dell’Ufficio diocesano per lo spettacolo, a cui ci si appoggiava per il reperimento delle pellicole, che era gestito dal gentilissimo signor Banalotti.
Ogni proiezione, soprattutto agli inizi, era accompagnata da una breve scheda redatta da noi. Per tutti fu un’ottima palestra di scrittura critica cinematografica (e, a volte, di copia-incolla...) Con i volantini e le schede critiche mossi i miei primi passi nel mondo dell’impaginazione.
Nel marzo del 1996 alcuni di noi vennero anche intervistati da una rivista locale, BresciaSet, e negli stessi mesi notizie delle rassegne di Detour comparivano sui vari organi universitari.
Le tappe successive, le tante rassegne ed eventi organizzati, sono elencate nella pagina Chi siamo del sito di Detour. Purtroppo il sito non viene aggiornato da molti anni e arriva soltanto fino alla stagione 2006-2007.
Detour continua ad esistere, a venticinque anni di distanza da quei primi incontri nel seminterrato di casa, grazie al lavoro e alla passione di chi è rimasto. Come mi confessava Nicola Lucini, oggi regista, è un’associazione «dormiente» che viene recuperata quando ce n’è la necessità.
È stato con molto piacere che proprio qualche settimana fa ho visto l’annuncio di una maratona cinematografica a sfondo sociale organizzata da Detour in collaborazione con il Comune di Brescia: «Cercando i fiori di Brescia», in commemorazione di Sana Cheema, giovane ragazza bresciana uccisa a casa dei genitori in Pakistan nel 2018.
All’epoca della fondazione di Detour avevo 24 anni. Ripensandoci oggi provo una profonda soddisfazione e una punta d’orgoglio per essere stato capace di riunire un gruppo di appassionati e innescare la prima scintilla di un progetto che vive ancora e che ha oggettivamente contribuito a migliorare l’offerta culturale della città.
Nel faldone di cui parlavo ci sono tanti verbali di riunioni, schemi di rassegne mai realizzate, riflessioni, bozze di idee.
Durante la gestazione di Detour io andai in Erasmus in Germania, a Colonia. Fra le carte, ho scovato anche tanti volantini di cinecircoli universitari e iniziative analoghe, quindi parte della motivazione deriva anche da quell’esperienza maturata all’estero.
Continuai a collaborare con Detour fino al 1997, quando abbandonai l’associazione sia per discrepanze di vedute, ma anche perché diedi priorità ad altri progetti. Durante la mia epoca come segretario, ebbi la fortuna di godere di qualche vantaggio, come quando ricevetti l’accredito per assistere a Riminicinema, una mostra internazionale organizzata nella città romagnola nel 1996 o al Bergamo Film Meeting.
I ricordi più belli di quell’esperienza sono senz’altro le riunioni di preparazione delle rassegne con i compagni di passione. Con alcuni di loro nacque un’amicizia che dura ancora. Con altri il confronto era molto dialettico, ma non per questo meno fruttifero. Per tutti, l’esperienza di Detour fu una palestra per le attività a venire.
A me Detour è servita per capire come mettere d’accordo tante persone attorno a un tavolo, capacità che mi è tornata utile più di una volta nel corso della mia attività professionale come imprenditore. A livello pratico, fu l’occasione di scrivere qualche recensione, imparare a usare gli strumenti di impaginazione (Microsoft Publisher! Chi se lo ricorda?) e a interloquire con l’amministrazione pubblica locale.
E, in quella nota sull’agenda di tanti anni fa, posso aggiungere il segno di spunta:
Fare circolo del cinema
Molti di coloro che investirono energie in quel progetto continuano a lavorare nel campo della cultura. Qualcuno, come me, in senso lato (ho una società di traduzioni).
E gli altri? Di alcuni ho recuperato (e sintetizzato) le biografie. Invito il resto a usare la sezione dei commenti per aggiornarci.
Carlo Susa è oggi storico del teatro e dello spettacolo e docente universitario. Si è laureato in Lettere Moderne (indirizzo in Comunicazione e Spettacolo), e ha poi conseguito un dottorato di ricerca in Teoria e storia della rappresentazione drammatica. È diventato coordinatore della Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia, oltre che docente di Storia del teatro, Analisi drammaturgica del libretto e Scrittura drammatica presso la Scuola del Teatro Musicale di Novara e tutor presso lo S.T.Ar.S. dell’Università Cattolica di Brescia. Occasionalmente scrive testi teatrali, oltre a condurre attività di teatro sociale, a organizzare eventi culturali e a progettare e gestire cineforum, fra cui quello presso le carceri bresciane di Canton Mombello e Verziano.
Carlo Sanna, laureato in Pedagogia, scrittore, fotografo, sceneggiatore di fumetti e videomaker. Si è diplomato alla scuola triennale Anabasi del Centro di Ricerche per il Teatro di Milano, ETI (Ente Teatrale Italiano), proseguendo negli anni successivi l’attività formativa nel gruppo di ricerca sul Teatro degli Affetti. È attore della compagnia Nickel Odeon Teatro, che in connessione con il CRST di Pontedera, il Teatro Verdi di Milano e il Centro Teatrale Bresciano, ha sviluppato e messo in scena numerosi spettacoli. È tra i fondatori dell’associazione culturale teatrale Linkastro, attiva in ambito teatrale, sociale e pedagogico. Nel 2017 ha pubblicato il suo primo romanzo, Lucania Express per la LuoghiInteriori di Città di Castello.
Massimo Tantardini, autore, formatore e divulgatore, dopo l’esperienza in Cattolica e alla Statale di Milano è oggi coordinatore del corso di Laurea in Grafica e Comunicazione, coordinatore disciplinare della Scuola di Scenografia, corso di laurea in Scenografia, presso l’Accademia di Belle Arti di Brescia Santa Giulia, nonché professore di Metodologia della ricerca, Antropologia visiva, Antropologia delle arti e delle rappresentazioni, Scenografia, Fenomenologia dell’immagine, Grafica e comunicazione. È stato per anni editore e direttore della rivista internazionale inside di cultura contemporanea, esperienza che lo ha messo in contatto con alcuni dei più noti esponenti della cultura, come Fernanda Pivano, Lawrence Ferlinghetti, etc. Insieme all’amico e collega Carlo Susa ha scritto e interpretato lo spettacolo di narrazione teatrale Pop Secret, solo uno fra i suoi numerosi progetti all’intersezione fra arte, teatro, quotidianità e poesia.
Nicola Lucini, regista, scopre la comunicazione studiando latino presso la facoltà di lettere di Brescia, si innamora del cinema frequentando gli studenti fuori corso nei corridoi della facoltà. Si interessa di teatro e teatro terapia studiando presso il CRT di Milano e lavorando in realtà di disagio come comunità-alloggio per ragazzi in affido e realtà psichiatriche a Milano e a Cremona. Dall’esperienza di Detour passa a livello nazionale, diventando membro del consiglio nazionale della Federazione Italiana Cineforum per due mandati. Segue a Roma i corsi di scrittura di Vincenzo Cerami e Roberto Cotroneo per poi specializzarsi in videoarchitettura e riprese commerciali anche in collaborazione con Out Produzioni.