Ci sono film che non mi stanco di rivedere, che non mi annoiano mai.
Come ho scritto in altre pagine di questo sito, mi piace il cinema (a chi no?). Sono uno spettatore piuttosto eclettico. Fra cinecircoli, videocassette, DVD, streaming vari, ho visto un po’ di tutto: classici del muto con accompagnamento di pianoforte in sala, mattoni insopportabili provenienti da paesi improbabili, drammi in cui si pronuncia una parola ogni mezz’ora, cartoni animati per adulti, mondo-movies, horror coreani, peplum italo-spagnoli e tanto altro ancora.
Nell’eterna lotta fra Lumière e Méliès, mi sono sempre schierato con quest’ultimo (vedi testimonianza grafica sottostante, datata 1996). Il cinema che piace a me è quello che sfrutta la possibilità di raffigurare il fantastico, l’inesistente, l’incredibile. È il Viaggio nella Luna ripetuto all’infinito.
Nutro invece una certa avversione per i film che rappresentano la vita quotidiana così com’è, quelli girati con la camera traballante, basati sul dialogo serrato, teatrale.
Fatte queste premesse, avrei voluto compilare un bell’elenco dei miei film preferiti, ma è un’impresa al di là della mia portata. Ho cattiva memoria, dei titoli che vedo ne ricordo solo pochi, e poi per questo genere di liste ci sono IMDB e centinaia di altri siti appositi.
Mi limito a citare, in rigoroso ordine alfabetico, 10 lungometraggi che - quando se ne presenta l’occasione - rivedo sempre molto volentieri, sia per oggettivi meriti artistici, sia per quello che rappresentano per me e la mia storia.