Cronaca di un progetto fallito

Cronaca di un progetto fallito

All’intersezione di traduzione, informatica e fumetti

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Come imparai a usare Access archiviando fumetti.

Continuiamo la serie di blog post nostalgici. Oggi riesumo dal sarcofago un progetto di circa quindici anni fa, chiamato Chronocomics, un database per collezionisti di fumetti.

Per motivi di lavoro, o almeno così mi pare, nei primi anni 2000 mi misi a studiare Microsoft Access, l’applicazione per creare basi di dati relazionali.

Sul computer con cui lavoravo girava il glorioso Office 97, così acquistai i manuali di Mondadori Informatica intitolati Guida all’uso Microsoft Access 97 di John L. Viescas, la versione italiana del volume edito da Microsoft Press, Running Microsoft Access 97. Fra parentesi, il libro originale è disponibile su Archive.org.

Il manuale forniva in un comodo CD-ROM tutti i file citati nel testo, ma io decisi di applicare la teoria studiata a un progetto personale, qualcosa che mi coinvolgesse un po’ di più dell’applicazione per la gestione dei clienti e degli ordini usata come esempio.

Guida Access 97

Nacque così Chronocomics, un’applicazione per archiviare fumetti, ma soprattutto per ricostruire le cronologie delle storie originali pubblicate in traduzione.

È curioso notare come già allora stessi unendo due delle tematiche che avrebbero contraddistinto la mia vita lavorativa futura: l’informatica e la traduzione.

Dall’edicola alle cronologie

Come spiegavo nel post «4 fumetti per essere genitori migliori» fra le mie varie passioni ci sono i fumetti. Nel tempo ne ho accumulati qualche migliaio, soprattutto storie di supereroi, con una certa prevalenza per l’epoca dorata della Marvel, quella dell’Uomo Ragno, Fantastici Quattro, Hulk e compagnia, dei vari Stan Lee, Steve Ditko, Jack Kirby, ecc.

Quegli albi, che in Italia vennero pubblicati soprattutto dall’Editoriale Corno e successivamente dalla Star Comics, non seguivano quasi mai il formato degli originali americani. Il cosiddetto comic book americano di solito contiene una sola storia di un unico personaggio e ha 32 pagine, più le 4 della copertina. Di queste 32 pagine circa 10 sono di pubblicità, lettere alla redazione o articoli.

In Italia, pur mantenendo le dimensioni del formato (26 × 17 cm), le pagine vennero portate a 48 o a 52. Per riempire un numero si raggruppavano dunque due storie del personaggio principale, riempendo le rimanenti con una storia incompleta di un personaggio secondario, la quale finiva così spezzettata su vari numeri.

Negli anni settanta, quando le edicole cominciarono a essere invase dai fumetti dell’Editoriale Corno (soprattutto Marvel) e dell’Editrice Cenisio (soprattutto DC) non esisteva ancora, o quanto meno non era così diffusa, quella sensibilità «filologica» che è invece comune oggi fra gli appassionati.

Le storie americane venivano pubblicate in Italia senza troppi scrupoli, saltandone dei numeri, a volte senza seguire l’ordine cronologico originale, spesso manipolando le tavole per adeguarle alla traduzione o ancora spostando i personaggi da una testata all’altra seguendo logiche puramente di mercato e a volte neppure quelle.

In questa confusione l’appassionato che voleva leggere le storie così com’erano uscite negli Stati Uniti non solo era costretto a rimbalzare da una testata a un’altra, a cercare i numeri mancanti in altre lingue, ma a volte doveva semplicemente rassegnarsi a non poter leggere la cronologia completa (a meno di non poter leggere i fumetti in originale, ovviamente).

Per far fronte a questa situazione, alcuni laboriosi appassionati si presero la briga di annotare tutte le pubblicazioni in lunghe tabelle, indicando le coincidenze fra albo originale e rispettiva traduzione. I frutti di quei lavori di vera e propria filologia comparata sono ancora visibili in molti siti. Un esempio fra tanti, tratto da http://atomik67.altervista.org/COMICS-EDITORI/CORNO/UR-DOCUMENTI/UR_Crono1.htm:

Esempio di cronologia di fumetti

Dalle cronologie al software

Quando cominciai studiare il funzionamento dei database pensai che mi sarebbe stato utilissimo uno strumento per poter gestire giustappunto queste cronologie. Nelle mie intenzioni l’archivio digitale doveva servire a creare dei report che, per ogni serie originale americana, mi dicessero su quali testate italiane erano stati pubblicati i vari numeri e, viceversa, di ciascuna serie italiana quali storie originali contenesse.

Dopo ore e ore di studio venne così alla luce Chronocomics. Lo progettai con 5 obiettivi in mente:

  1. archiviare i fumetti originali e le loro traduzioni (cioè poter stampare le cronologie delle serie originali pubblicate);
  2. archiviare ogni tipo di fumetto, non solo quelli seriali, ma anche i tascabili, le strisce, le antologie, le riviste;
  3. stampare mancoliste;
  4. tenere sotto controllo la collezione, onde evitare di acquistare due volte lo stesso fumetto;
  5. importare facilmente i dati già disponibili su internet.

Per raggiungere questi obiettivi, Chronocomics archivia soltanto un numero limitato di dati (solo quelli essenziali) e utilizza la «storia» (e non il singolo numero di un fumetto) come unità di informazione minima.

Questo permette di indicizzare una storia un’unica volta. La storia veniva poi collegata alle diverse edizioni. Questa struttura risulta particolarmente utile proprio al momento di archiviare le traduzioni.

Un collezionista non americano può avere la stessa storia ripetuta più volte nella sua collezione:

  • una volta nella rivista americana originale;
  • una volta in una rivista italiana (il più delle volte insieme ad altre storie);
  • una volta in un libro in un’altra lingua (acquistato prima della pubblicazione dell’edizione italiana);
  • e magari un’altra volta ancora in un’antologia brossurata.

Se il database usasse il singolo numero (albo) come unità minima, si finirebbe per avere dati ridondanti (cioè, i dati della storia sarebbero ripetuti n volte).

Sulla carta sembrava tutto abbastanza semplice.

Non sto a raccontare quante ore ci persi.

Arrivai a contattare conoscenti, amici e perfetti sconosciuti per venire a capo di questioni tecniche che probabilmente, se le riprendessi in mano oggi, sarebbero facilmente risolvibili.

Schermata iniziale di Chronocomics

Fatto sta che, dopo aver sviluppato il grosso dell’applicazione, arrivai a un vicolo cieco e abbandonai il progetto.

Dopo qualche anno pubblicai persino un minisito mettendo il codice a disposizione di tutti. Il sito è ancora attivo e rimando gli interessati a quello per ulteriori informazioni tecniche: https://sites.google.com/site/marcocevoli/chronocomics

Ne è valsa la pena?

Nonostante il parziale insuccesso, ne è valsa sicuramente la pena. Ancor oggi vivo di rendita di quello che imparai leggendo il manualone di Viescas e – soprattutto – «sporcandomi» le mani con quel database.

Resta ovviamente il rammarico di non essere stato capace di venirne a capo, ma tutto considerato è stato un ottimo banco di prova che mi è servito per imparare non solo le basi concettuali dei database, ma anche cenni di UX design, di usability e di sviluppo di applicazioni, tutti argomenti che ho poi dovuto affrontare nel corso della mia carriera professionale.

E non è detto che un domani, «pur di non tradurre», non riprenda in mano il progetto e lo trasformi in un’applicazione web...

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