Draghi, rose e libri

Draghi, rose e libri

La Diada de Sant Jordi in Catalogna

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Alla scoperta della festa di San Giorgio, patrono della Catalogna.


Aprile è sempre stato un mese speciale per la mia famiglia. Mia nonna paterna nacque il giorno 7, mio fratello il 13, il 23 è San Giorgio, l’onomastico di mio padre, il 25 San Marco e il 29 il mio compleanno.

Per questo fui molto contento di scoprire, quando mi trasferii a Badalona, che il 23 aprile in Catalogna si celebra una delle feste più coinvolgenti e gradevoli alla vista, la Diada de Sant Jordi (Día de San Jorge in spagnolo).

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Oltre a essere il patrono dell’Inghilterra e di tanti altri paesi, San Giorgio lo è anche della Catalogna e dell’Aragona. A questa valenza storica se ne aggiunge anche una culturale: dal 1995 il 23 aprile è la data scelta dall’UNESCO per festeggiare la Giornata mondiale del libro.

Tradizionalmente infatti il 23 aprile 1616 muoiono Cervantes, Shakespeare e Garcilaso de la Vega.

A rigore, nell’Inghilterra di quell’epoca vigeva il calendario giuliano, per cui Shakespeare morì il 3 o il 4 maggio del calendario gregoriano (il nostro), mentre di Cervantes si sa che morì il giorno 22, e il 23 venne sepolto, ma sono sottigliezze da filologo.

Alla base dell’attuale festa catalana c’è una leggenda in cui si intreccia il racconto popolare con l’agiografia.

Si narra che a Montblanc, paese dell’entroterra catalano, ci fosse un drago che minacciava il regno con le sue esalazioni fetide. Dopo averlo tenuto a bada con sacrifici di animali, esaurito il bestiame, si estrasse a sorte fra i figli del popolo. Poiché erano governati da un re giusto (capita solo nelle fiabe), il re mise anche il nome di sua figlia nell’urna. Il caso volle che venne estratta proprio la principessa per placare le ire del drago (altre versioni della leggenda raccontano questa parte diversamente, che l’incontro fra drago e principessa fu casuale). Per fortuna della principessa, arrivò a salvarla il cavaliere Giorgio, che uccise il drago infilzandolo con la spada (o la lancia). Dal sangue del drago morto nacque un roseto con le rose di un rosso mai visto. Il cavaliere ne colse una e la regalò alla principessa.

Dori e Sara con il drago di San Giorgio

Due principesse con il drago

San Giorgio in realtà era un soldato originario della Cappadocia, martirizzato nel 303 sotto l’imperatore Diocleziano senza traccia di rose o di draghi, ma con molti altri dettagli truculenti: ruote chiodate, spade, decapitazioni, incinerazioni, squartamenti, insomma tutto il campionario di atrocità abituale nelle vite (e soprattutto nelle morti) dei santi. Per inciso, non ho mai capito perché a scuola ci ammorbano l’esistenza con I Malavoglia anziché raccontarci qualcuna di queste vicende degne di Shining.

Dal 303 saltiamo al 1926, anno in cui il re di Spagna Alfonso XIII istituisce la Festa del libro spagnolo. La data scelta è pero il 7 ottobre. Solo in seguito all’enorme successo riscosso dalle bancarelle di libri allestite per strada in occasione dell’Esposizione Universale di Barcellona del 1929, si decise di spostare la data al 23 aprile, che divenne così dal 1930 la Giornata del libro in Catalogna.

E le rose?

La tradizione per cui l’uomo regala una rosa alla donna era presente a Barcellona da molti secoli. Pare che il 23 aprile alle donne che andavano a messa nella cappella di San Giorgio del Palazzo della Generalitat si regalasse una rosa.

Nel momento in cui anche la festa del libro viene celebrata lo stesso giorno, rose e libri si uniscono. Nasce la Diada de Sant Jordi, una festa per innamorati... colti.

Ma attenzione: lo scambio non avviene solo fra partner. I genitori regalano libri ai figli, i figli ai genitori (con la complicità delle maestre), gli amici agli amici. Vero è che la rosa è solitamente donata alle donne, ma visti i tempi, anche questo potrebbe cambiare.

La rosa è quasi sempre accompagnata dalla bandiera catalana e da una spiga. La festa è difatti anche un’occasione per rivendicare la cultura e la lingua catalane, mentre la spiga simbolizza la fertilità (ed è anche un modo per rendere meno spoglia la rosa).

Camminare per Barcellona o in qualunque altra città catalana durante questa giornata ha un fascino tutto speciale. Nelle vie principali (La Rambla a Barcellona, ad esempio) vengono allestiti banchetti e bancarelle in cui si vendono libri, spesso con la presenza degli autori che li firmano e li dedicano. A ogni angolo si trovano chioschi che vendono rose, e praticamente tutti tornano a casa dal lavoro con un fiore o un libro in mano. Sì, perché si tratta di un giorno lavorativo, non festivo.

Molti palazzi vengono adornati con le rose o espongono la bandiera catalana. E c’è un edificio che simbolizza la leggenda meglio di qualunque altro: la Casa Batlló di Antoni Gaudí, il cui tetto rivestito di ceramica sembra formato dalle scaglie luminescenti del drago ed è attraversato dalla croce a quattro bracci che evoca la spada di San Giorgio. All’ultimo piano c’è un balcone a forma di fiore che ricorda la principessa, mentre i balconi sottostanti, simili a teschi, e le colonne della tribuna, simili a ossa, riecheggiano i resti del drago abbattuto.

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La magia della Festa di Sant Jordi ha ormai superato le frontiere. Lo scambio rose-libri non è più solo una prerogativa catalana. Sul sito Books and Roses si trovano tutte le iniziative e gli eventi organizzati per il 23 aprile in tutto il mondo, da New York a Pechino, da Città del Messico a Seul. C’è anche un volantino che ne riassume il significato.

Auguri Books and Roses

E noi?

Come si vive la festa a casa nostra? Beh, come non amare una ricorrenza che contribuisce a mettere dei libri in mano a tutti? Vedere i miei figli Sara e Nicola emozionarsi per il libro ricevuto e divorarlo in pochi giorni (a volte poche ore) è fonte di grande gioia.

Da qualche anno abbiamo anche introdotto una leggera variante casalinga, anzi un’aggiunta: oltre a scambiarci un libro comprato per l’occasione, mia moglie e io «ripeschiamo» dalla libreria qualche libro significativo che l’altro non ha letto. È un modo per ribadire un concetto essenziale: i libri, oltre a comprarli e scambiarli, bisognerebbe anche leggerli.

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