Congressi per traduttori

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Ottenere il massimo rendimento da un evento

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Alcune riflessioni dopo la Giornata del Traduttore 2018.

La Giornata del Traduttore: congresso per traduttori

Il 19 e 20 ottobre scorsi ho partecipato, come faccio da alcuni anni, alla Giornata del Traduttore, in realtà una due giorni ideata con l’obiettivo di raccontare

le profonde trasformazioni che sta vivendo il mondo della traduzione

così com’è scritto sul sito dell’evento. Il congresso è curato da due scuole per traduttori, la European School of Translation di Roma e STL Formazione di Pisa.

Per evitare malintesi, devo dire fin da subito che - pur non essendo in senso stretto uno degli organizzatori - metto la mia consulenza, o meglio, la mia rara capacità di spaccare inutilmente il capello (e non solo), al servizio di STL Formazione, contribuendo alla definizione dell’argomento del convegno, segnalando possibili relatori e partecipando a buona parte delle riunioni organizzative.

Questo mio ruolo ibrido mi consente di guardare l’evento in modo speciale, un po’ più distaccato: da un lato senza l’ansia da prestazione di chi ci rischia del suo, dall’altro senza l’urgenza del cliente che cerca la soddisfazione a tutti costi.

Quali fattori incidono sulla riuscita di una conferenza

Da questo osservatorio privilegiato, e dopo aver partecipato a ben quattro edizioni, sono giunto ad alcune conclusioni, che in realtà possono valere per ottenere il massimo da qualsiasi congresso per traduttori.

Chi partecipa a un evento lo considererà tanto buono quanto il risultato di una somma, i cui addendi (ponderabili in modo diverso a seconda dei casi) sono:

  • la corrispondenza fra gli argomenti trattati e il grado di interesse del partecipante per quegli argomenti;
  • l’abilità retorica e comunicativa dei relatori;
  • le possibilità d’interazione fra i relatori e i partecipanti;
  • le possibilità d’interazione fra i partecipanti;
  • il numero di spunti di riflessione da approfondire al termine dell’evento;
  • gli aspetti logistici e organizzativi dell’evento (qualità della sede, audio, posti a sedere, visibilità);
  • i vantaggi indiretti (benefit, premi, sconti, ecc.);
  • gli eventi collaterali (visite guidate, feste, cocktail, ecc.)

Fra questi fattori non dovrebbe rientrare invece, o almeno dovrebbe contare meno, l’effettiva utilità pratica delle conoscenze trasmesse durante le presentazioni, ovvero, per dirla in soldoni, a un congresso per traduttori non ci si dovrebbe andare pensando che qualcuno ci insegnerà a tradurre. La durata limitata e il carattere solitamente divulgativo delle presentazioni non contemplano questo obiettivo.

Qualsiasi presentazione di un congresso dà invece l’opportunità di:

  • conoscere qualcosa di nuovo;
  • ascoltare l’opinione altrui su qualcosa che già si conosce (con cui si potrà essere d’accordo o meno).

Naturalmente il discorso cambia se si considerano gli eventuali laboratori o corsi collaterali all’evento, i quali, almeno nel caso della GdT, sono invece incentrati sul trasferimento di competenze o sull’approfondimento tecnico. Anche in questi casi, tuttavia, le 3-4 ore di un laboratorio difficilmente potranno essere sufficienti a sviscerare completamente gli argomenti trattati.

Nella mia visione, anche un laboratorio non è che un momento per riflettere insieme su un argomento, trarne nuovi spunti che andranno poi esaminati e approfonditi una volta tornati a casa.

Un altro aspetto che può suscitare qualche perplessità in chi partecipa a un evento è la possibile fuorvianza dei titoli delle presentazioni. Spesso infatti il titolo di una presentazione non ne rispecchia fedelmente il contenuto. Molti relatori «riciclano» le presentazioni, le remixano, appiccicano titoli nuovi a materiale vecchio (posso dirlo con certezza perché io stesso mi sono macchiato di questo «peccato»). Riporre troppe aspettative nel titolo è dunque un errore. Si va ad ascoltare la persona, anzi, a conoscere la persona. Compito del partecipante è - prima dell’evento - informarsi sui relatori e capire, in base alle informazioni sicuramente reperibili online, quanto è attinente il suo ambito di lavoro o di studio ai nostri fini.

Un evento memorabile

Tornando alla Giornata del Traduttore più nello specifico, resto sempre piuttosto sorpreso dallo scarso numero di persone che «spreme» l’evento fino in fondo. A differenza di altri eventi multitudinari, la GdT consente un contatto diretto con i relatori. Quasi mai chi parla deve scappare subito dopo la presentazione. C’è quasi sempre il tempo di fare due chiacchiere, conoscersi, scambiare i biglietti da visita, instaurare un rapporto. Eppure, delle centinaia di persone che vi assistono, soltanto uno sparuto gruppo si prende la briga di fare la conoscenza dei relatori.

Vero è che noi traduttori non brilliamo per sfacciataggine e intraprendenza, ma - come dicevo - la differenza fra un evento di successo e uno inutile la fanno proprio i rapporti intessuti durante l’evento.

Penso anche alla mia esperienza personale: conobbi Andrea Spila di EST alla conferenza ProZ di Roma nel 2011 (a cui ero presente anche come relatore, a onor del vero). Dopo aver ascoltato la sua presentazione, mi avvicinai per fargli i complimenti e scambiare due parole. Parlammo di molte cose e fu proprio Andrea a presentarmi Sabrina Tursi, titolare di STL Formazione, di lì a poco. Da quel momento si sono succedute numerose collaborazioni. Della SEO per traduttori, l’argomento della presentazione di Andrea, francamente non ricordo poi molto. Ma se io fossi uscito dalla sala subito dopo la presentazione, non ci sarebbe stato niente di tutto quello che è arrivato dopo.

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