È noto, alcuni fra i migliori pedagogisti si sono dedicati all'arte sequenziale.
Chi mi conosce sa che sono un appassionato di fumetti. Ho attraversato varie fasi: lettore incantato da bambino, collezionista maniacale da adolescente, fruitore onnivoro da giovane, riscopritore di classici da adulto.
Sono partito da Miao, Braccio di Ferro e Tiramolla, approdando poi sui lidi dei supereroi dell’Editoriale Corno (Marvel) e della Cenisio (DC), per poi vagabondare fra i generi con un approccio molto eclettico, leggendo quasi di tutto, da Corto Maltese alle Sturmtruppen, da Dylan Dog alle graphic novel underground, dal Commissario Spada a Paco Roca, dai manga di Osamu Tezuka a Lupo Alberto e Nilus.
Negli anni ho messo assieme una collezione di qualche migliaia di pezzi, fra comic book, antologie, libri, paperback, ultimamente aiutato dalle numerose ristampe a basso costo allegate a La Repubblica, L’Espresso, Corriere e La Gazzetta, che mi hanno dato l’occasione di avvicinarmi a tanti classici, soprattutto quelli della scuola franco-belga, che non mi avevano attirato da ragazzino.
Un formato a cui sono sempre stato molto legato è la striscia comica, soprattutto la comic strip americana. Fra le mie prime letture c’erano infatti molte strisce umoristiche pubblicate dalla Corno nella collana «Eureka Pocket». Io trovavo questi volumetti con il bordo spennellato di rosso (i cosiddetti «resi») nelle buste sorpresa che mi compravano regolarmente da bambino.
Per questo, probabilmente, continuo ad avere una predilezione per i fumettisti che pubblicano in questo formato. Certo, mi appassionano moltissimo anche le avventure seriali in formato comic book o Bonelli, o le numerosissime graphic novel che costellano il panorama odierno, ma le ore trascorse in giardino con radioregistratore di sottofondo, sacchetto di arachidi e pila di Sturmtruppen... beh, hanno lasciato il segno.
Comunque sia, tornando all’argomento del post, fra i tanti fumetti che ho letto, ce ne sono alcuni che mi stanno tornando utili, più di tanti libri di pedagogia e psicologia, ora che ho due bambini. È una quadrilogia di titoli che rappresenta in qualche modo il manuale ideale per genitori, costituito da quattro capitoli:
Spero vivamente che i quattro lettori di questo blog conoscano Mafalda e Calvin & Hobbes, i quali non dovrebbero aver bisogno di presentazioni. Sono capolavori della letteratura tout court, non soltanto del fumetto. La contestatrice Mafalda è assurta a simbolo internazionale, mentre Calvin & Hobbes sono la coppia più riuscita mai comparsa su una tavola a fumetti. Servirà invece qualche cenno in più per le altre due.
Baby Blues è una striscia americana creata da Rick Kirkman e Jerry Scott nel 1990, che narra le vicissitudini di una famiglia con bambini piccoli.
Nel 2006 Baby Blues ha raggiunto un notevolissimo traguardo, essere pubblicata su 1.000 quotidiani, un risultato ottenuto soltanto da altre 12 comic strip nella storia della syndication, il meccanismo per cui un’agenzia distribuisce i lavori dei vari cartoonist che rappresenta su quante più testate possibile.
Attualmente la striscia è distribuita su 1.200 quotidiani di 28 nazioni in 13 lingue. Tristemente, l’Italia non mi risulta che sia fra questi.
Nella storia del fumetto, solo altri 3 fumettisti, oltre a Jerry Scott, sono riusciti a far distribuire 2 loro strisce simultaneamente in più di 1.000 quotidiani ciascuna: Mort Walker (autore di Beetle Bailey e Hi and Lois), Dik Browne (Hi and Lois e Hägar the Horrible) e Johnny Hart (B.C. e The Wizard of Id).
Baby Blues è una lettura leggera, con disegni magari non all’altezza degli altri titoli qui citati, ma che rappresenta perfettamente gli stati d’animo e le situazioni limite che vivono tutti i neo-genitori.
Chi mastica l’inglese può leggere tutta la produzione di Baby Blues, dal 1995 ad oggi sul sito ufficiale, http://babyblues.com/.
Zits (Brufoli) è una striscia a fumetti scritta da Jerry Scott, autore anche di Baby Blues, e disegnata da Jim Borgman. Racconta la vita di un adolescente allampanato, Jeremy Duncan, che vive in una città dell’Ohio, con tutti i problemi generazionali tipici dei sedicenni (o giù di lì): rapporti con le ragazze, doveri scolastici, vita in famiglia, prendere la patente, ecc.
Anche Zits ha incontrato un enorme successo. Viene distribuita e pubblicata su oltre 1.700 quotidiani di 45 paesi del mondo (stando alle cifre del distributore, King Features).
In Italia purtroppo non ha trovato molto spazio. Secondo la Wikipedia: «...è apparsa per qualche anno sulla rivista Linus. Nel giugno 2005 è uscito il volume di 128 pagine “Zits” (ISBN 888343339-4); la casa editrice era la Panini Comics, nella collana “I classici dell’umorismo” (n. 1).»
A me ricorda molto Calvin & Hobbes per il tipo di umorismo che pervade le vignette, per i frequenti tocchi surreali e per il rapporto che si instaura fra Jeremy e i suoi genitori.
Anche Zits si può leggere online, in inglese, sul suo sito ufficiale: http://zitscomics.com/.