Nuvole di carta... di riso

Nuvole di carta... di riso

20 manga che mi hanno entusiasmato

articoli letture

Escursioni senza pregiudizi nel mondo dei fumetti giapponesi.


Ammetto di non essere mai stato un grande amante dei manga, i fumetti giapponesi. Essendo cresciuto a base di Topolino, comic strip, e fumetti di supereroi, sentivo un po’ estraneo il linguaggio visivo che li contraddistingue, fatto di occhioni, linee cinetiche esagerate, disegno a volte affrettato (o così almeno mi sembrava all’inizio) e testi ridotti all’osso.

Come spiegavo nel blog post 20 libri che ti cambieranno la vita, sono un lettore onnivoro e, con gli anni, anche i miei gusti in fatto di fumetti sono mutati.

Qualche anno fa, per curiosità e per colmare questa lacuna, decisi di prendere a prestito dalla biblioteca comunale qualche manga. Non immaginavo quali sarebbero state le conseguenze...

La premessa è che i fumetti giapponesi compongono un panorama in cui nessuno rimane escluso. Ogni fascia di pubblico trova il suo titolo, dai bambini agli adolescenti, dagli appassionati di fantasy a quelli di sport. I manga sono suddivisi in numerose categorie ed è facile avvicinarcisi proprio perché - cercando un po’ - si finisce per trovare almeno un titolo inerente alla tematica che interessa.

Si parla infatti di

  • kodomo, i manga per bambini sotto i 10 anni;
  • shonen, i manga per un pubblico maschile adolescenziale;
  • shojo, stessa fascia d’età, ma pensati per le ragazze;
  • seinen, opere che hanno come target gli adulti (maschi);
  • josei (o redisu o redikomi), serie per donne adulte, il corrispettivo femminile dei seinen;
  • shonen ai, storie con relazioni omosessuali fra adolescenti o giovani;
  • hentai, i manga pornografici;

solo per citare alcune categorie fra le più note.

Dato che in Giappone vengono pubblicate circa 100.000 pagine di manga al mese, questa proliferazione di autori e titoli può intimorire il neofita. 😱

Non è mia intenzione sostituirmi ai tantissimi blog che trattano l’argomento manga. Preferisco - come sempre in questo spazio - raccontare soltanto la mia esperienza, senza alcuna pretesa di proselitismo.

Chi vuole una panoramica sul settore, classifiche e critiche, può cominciare ad esempio da AnimeClick.

Partiamo da Dio

Fra i tanti autori di manga (o mangaka), ce n’è uno che non dovrebbe aver bisogno di presentazioni, il cui soprannome è manga no kamisama niente di meno che «il dio dei manga»: Osamu Tezuka, autore di Astro Boy, del leoncino Simba e di moltissimi altri personaggi dei fumetti e dei cartoni animati.

Dopo aver consultato qualche blog e letto qualche articolo, pensai che il mio approccio con i manga non poteva che partire da Tezuka.

Estratto del libro The Art of Osamu Tezuka

La mia prima lettura fu La storia dei tre Adolf (questo il titolo della prima traduzione italiana; ne è poi uscita un’altra edizione intitolata semplicemente I tre Adolf), scritto nel 1983. Si tratta di un giallo a fondo storico che racconta la storia di tre persone che hanno il nome in comune, Adolf appunto. Due sono i protagonisti della vicenda, un ufficiale nazista e un ebreo, il terzo è Adolf Hitler.

Ne rimasi folgorato 🗲🗲🗲. Un capolavoro assoluto. All’epoca scrissi a un amico che era «forse la miglior graphic novel» che avessi mai letto.

Un po’ di teoria

Ispirato da quella lettura, decisi di approfondire l’argomento.

Lessi il saggio El fenómeno manga di Jaqueline Berndt, trovato in un mercatino, e poi comprai:

  • The Anime Companion - What’s Japanese in Japanese Animation? di Gilles Poitras, un comodo manualetto che spiega agli stranieri i numerosi riferimenti culturali che si trovano nei cartoni animati (ma anche nei fumetti) giapponesi;

  • Storia dell’animazione giapponese di Guido Tavassi, un completissimo saggio che analizza l’animazione giapponese da un punto di vista storico e critico. Pur essendo incentrato sull’animazione e non sui manga, mi è stato utilissimo per avere una panoramica storica, dato che moltissime serie a fumetti vengono poi trasposte in cartoni animati o film d’animazione (anime).

Nel frattempo mi regalarono 1001 Comics You Must Read Before You Die di Paul Gravett, che contiene numerose schede dedicate ai manga.

Più tardi acquistai anche:

  • 100 Manga Artists, un volume della collana Bibliotheca Universalis dell'editoriale Taschen che raccoglie brevi schede di 100 mangaka. Un po’ approssimativo, ma comunque utile come punto di partenza;

Copertina di 100 Manga Artists

  • The Art of Osamu Tezuka: God of Manga un bel volume di Helen McCarthy riccamente illustrato (e con un bel documentario su Tezuka allegato in DVD), che racconta la biografia di Osamu Tezuka, da quando illustrava insetti (altro argomento che mi affascina, l’illustrazione scientifica, che lascio per un prossimo post) alle sue opere più recenti, tratte dal suo ricchissimo catalogo.

Continuiamo con Tezuka...

Fra queste mi buttai su Budda, la biografia del personaggio storico, un altro tour de force in 14 volumetti, scritto dal 1972 al 1983. Un’altra lettura di altissimo spessore.

Una delle caratteristiche di Tezuka è l’uso di personaggi ricorrenti, cioè gli stessi personaggi, disegnati con le fattezze uguali, compaiono in varie storie, mantenendo però il carattere e soprattutto la fisionomia riconoscibile, come se fossero attori in film diversi.

...e proseguiamo in modo eclettico

Da lì in poi iniziai a prenderci gusto e, ad oggi, ho letto (in edizioni italiane, spagnole o inglesi, non conoscendo il giapponese):

  • La cronaca degli insetti umani sempre di Osamu Tezuka
  • Ikigami di Motorô Mase
  • NonNonbâ di Shigeru Mizuki
  • En la prisión di Kazuichi Hanawa
  • ¡Yotsuba! di Kiyohiko Azuma
  • Operación muerte di Shigeru Mizuki
  • Akira di Katsuhiro Ōtomo, di cui ricordavo il film, dall’incredibile impatto visivo (e anche il manga non è da meno)
  • Crying Freeman di Kazuo Koike e illustrato da Ryōichi Ikegami
  • Battle Royale storia di Koushun Takami e disegni di Masayuki Taguchi, violentissima storia ambientata in un regime totalitario, da cui è stato tratto un film omonimo e da cui ha preso spunto il videogioco Fortnite e prima di questo la saga di Hunger Games.
  • Monster di Naoki Urasawa, altro capolavoro assoluto, serie vincitrice di numerosi premi e riconoscimenti internazionali.

Scheda dedicata a Naoki Urasawa su 100 Manga Artists

Poi ho iniziato, ma non terminato:

  • Black Jack di Osamu Tezuka
  • Berserk di Kentarō Miura
  • Death Note di Tsugumi Ōba e illustrato da Takeshi Obata, di cui ho anche visto un film
  • Thermae Romae di Mari Yamazaki
  • Bakuman di Tsugumi Ōba e illustrato da Takeshi Obata
  • 2001 Nights di Yukinobu Hoshino
  • Attack on Titan di Hajime Isayama, di cui ho visto anche qualche episodio della serie d’animazione.

Ora sto leggendo 20th Century Boys, sempre di Naoki Urasawa, altra saga che non ha nulla da invidiare alle tante serie TV thriller o fantapolitiche ora di moda (alla Homeland, per intenderci).

L’effetto dei manga su un appassionato dell’Uomo Ragno

Pur avendo conosciuto molto in ritardo l’universo dei manga, riconosco che ne sono rimasto affascinato. La varietà dei temi trattati è liberatoria, soprattutto per chi, come me, proviene dalle storie Marvel o DC, in cui, alla fin fine, si ritraggono scazzottate fra gente in costume (semplifico, ovviamente).

Avere la possibilità di sviluppare trame lungo numerosi volumi consente agli autori di scrivere storie mediamente più complesse di quelle che si trovano in una graphic novel o in un albo da 48 pagine tipico dei fumetti franco-belgi. Le opere migliori creano intrecci primari e secondari che possono anche risultare difficili da seguire. E se i personaggi sono molti, il lettore può confondersi un po’, dato che il tratto è spesso semplificato, anche se questa caratteristica è molto variabile: ci sono manga disegnati in modo dettagliatissimo.

All’inizio ho avuto anche qualche difficoltà ad abituarmi alla lettura «a rovescio»: per mantenere intatta l’opera originale attualmente i manga non vengono più ribaltati in fase di impaginazione (motivo per cui tutti i personaggi dei primi manga pubblicati in occidente si stringevano la mano sinistra per salutarsi...), ma vengono rilegati con la costa a destra. La lettura avviene quindi da destra verso sinistra, come negli originali giapponesi.

C’è poi lo scoglio aggiuntivo dei riferimenti culturali. Senza spiegazioni o senza preparazione, a volte sfuggono dettagli magari anche importanti per la trama, benché quasi sempre le edizioni tradotte mettono il lettore nelle condizioni di fruire al meglio l’opera con un apparato di note o buone introduzioni.

Come nota a margine, ho notato anche che sono assolutamente incapace di ricordarmi i nomi degli autori. Già fatico con i nomi occidentali, ma quando si tratta di nomi e cognomi giapponesi il mio cervello fatica enormemente a memorizzarli. Per fortuna c’è internet.

Nel complesso, sono molto contento di essermi avvicinato a questo mondo e rimpiango un po’ l’averlo fatto così tardi. Non posso che consigliare a tutti di vincere gli eventuali pregiudizi e di trovare il proprio manga preferito. E se ne avete da proporre, scrivetelo nei commenti.

Nota: ringrazio di cuore un paio di amici e amiche appassionati che mi hanno dato più di un consiglio all’inizio del mio percorso alla scoperta dei fumetti giapponesi. Grazie davvero.

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